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Deliberato lo stato di emergenza: nei nostri capoluoghi ogni anno vanno sprecati 42 metri cubi di acqua per ogni chilometro di rete.

L’EMERGENZA IDRICA AVANZA: CON IL MONITORAGGIO DINAMICO SI RIDURREBBERO PERDITE E SPRECHI, ECCO IL WHITE PAPER DI SENSOWORKS

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto: ma il problema riguarda tutto il nostro Paese dove ogni anno —nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane— vanno sprecati 42 metri cubi di acqua per ogni chilometro di rete.
Siccità e carenza di piogge, ma anche e soprattutto sprechi ed inefficienze nella gestione della distribuzione dell’acqua potabile nel nostro Paese. Secondo gli analisti di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, ogni anno nei nostri capoluoghi di provincia e nelle nostre città metropolitane vanno persi 42 metri cubi al giorno per chilometro di rete.
Insomma nella nostra rete —che conta 95 gestori differenti e che si sviluppa su oltre 57 mila chilometri— oltre il 36% dell’acqua immessa in rete va persa. Una percentuale che, secondo l’Istat, raddoppia o quasi a Chieti (dove a “scomparire” è il 71,1% dell’acqua) ma anche a Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%).
Senza contare che quest’anno —poi— ad aggravare le cose ci si è messo anche il problema della siccità. Ed è infatti da novembre dell’anno scorso che si registrano precipitazioni di molto inferiori alla media, con un record assoluto a Nord-Ovest dove i deficit idrici da gennaio ad oggi sono fino anche del 70%.
Nel primo semestre di quest’anno nella pianura lombarda —ad esempio— si sono registrati accumuli complessivi variabili dai 130 ai 160 millimetri, a fronte di una media abituale che oscillava dai 400 ai 600 millimetri, a seconda delle zone. Ci troviamo così a luglio 2022 con i laghi e i fiumi in grande secca ed in taluni casi del tutto prosciugati, con il Po ai minimi storici e l’acqua del mare che —per scarsità di flusso— invade il Delta verso l’entroterra.
Tanto è che il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.
E poi ancora vi è il problema della sicurezza e della gestione delle reti idriche (fisiche e cyber), il ruolo dei Big Data e dello IoT nell’ottimizzazione delle risorse e nella gestione degli sprechi, l’analisi predittiva e via dicendo. Tematiche tutte affrontate nel Whitepaper di Sensoworks “L’infrastruttura Idrica 4.0 - Numeri e applicazioni per la nuova rivoluzione digitale” (clicca qui per scaricarlo).
«Il punto è che oltre il 60% della rete idrica italiana ha più di 30 anni di vita ed il 25% ha addirittura una vetustà di oltre 50 anni» spiega Niccolò De Carlo, CEO e co-fondatore di Sensoworksstartup nata 2 anni fa per creare soluzioni innovative per il monitoraggio dinamico delle infrastrutture e dei nascenti servizi di smart city.
Si dovrebbe pensare ad un ammodernamento, ma il tasso nazionale di rinnovo è pari a circa 4 metri di condotta per ogni chilometro di rete. «Quindi per sostituire tutta la rete si ci impiegherebbe 250 anni con una spesa pari a 5 miliardi di euro l’anno» sostengono gli analisti di Sensoworks.
Ma quello che invece è realisticamente possibile fare e senza costi eccessivi è il monitoraggio dinamico della rete e delle strutture ad essa collegate, in maniera da poter agire di volta in volta solo dove si rende veramente necessario, intervenendo ancora prima che si concretizzi una perdita (manutenzione predittiva).
Per la manutenzione degli acquedotti, attraverso appositi algoritmi Sensoworks è infatti in grado di individuare i punti dove è più probabile che la rete si possa rompere e di prevenire questi incidenti attraverso una manutenzione programmata, utilizzando quelle stesse tecnologie Sensoworks che al momento sono state implementate per il monitoraggio di alcune tra le infrastrutture più strategiche del nostro Paese —tra le quali autostrade, tunnel ed edifici— e di altri Stati dove l’azienda è già operativa.
Le competenze di Sensoworks spaziano dal monitoraggio di infrastrutture civili —includendo anche sistemi avanzati in ambito idrico e fognario— allIndustry 4.0, fino ad arrivare alle soluzioni legate ai servizi cittadini in ambito di smart city: waste management, mobilità sostenibile e smart parking, con un particolare impegno rivolto anche alla transizione ecologica ed allo sviluppo economico sostenibile.
«La spinta del PNRR verso percorsi di transizione ecologica ci consentirà di accelerare anche in ambito idrico sugli aspetti “green” delle smart city, dando spazio a nuovi servizi condivisi ed a modelli di consumo sempre più etici e circolari» conclude Niccolò De Carlo, CEO e co-fondatore di Sensoworks.

Si è svolto il 14 giugno presso l’Auditorium di Ivitalia l’evento finale di ConnecTo Startup Contest, la call for ideas di Infratel Italia e Invitalia per individuare nuove soluzioni e tecnologie nel settore TELCO dedicata a startup, PMI innovative, spin off universitari e giovani talenti.

Tre le challenge con l’obiettivo di rendere la connessione sempre più smart, inclusiva e sostenibile:

  1. Nuove soluzioni per la connettività 
  2. Nuovi strumenti per i cantieri e il monitoraggio delle infrastrutture
  3. Soluzioni Madtech innovative per il settore Telco

La call for ideas di Infratel Italia e Invitalia si è chiusa ufficialmente il 30 marzo 2022.

In fase di Open Call, il team innovation di Opinno Italy, partner tecnico dell’iniziativa, si è occupato di mappare le realtà imprenditoriali più aderenti alle challenge e dell’attività di scouting. La call era aperta a Startup, PMI innovative, Spin off universitari e Team informali con un progetto innovativo. 

I soggetti che hanno applicato alla call sono così distribuiti:

I progetti presentati per ogni challenge in proporzione sono stati:

Cosa è successo dopo la chiusura della call?

Gli innovation expert di Opinno Italy hanno selezionato i 10 progetti finalisti che hanno avuto la possibilità di esporre il Pitch davanti alla giuria durante l’evento finale. Come da regolamento, la preselezione è stata effettuata sui criteri innovazione/value proposition e aderenza alla challenge.

La giuria, cui era deputata la scelta dei tre primi classificati, insieme all’AD Infratel Italia Marco Bellezza e ad Alfredo Bruni di Invitalia, ha visto la partecipazione di Alessandro Tommasi - Will Media, Antonella Grassigli - Doorway Platform, Benedetto Di Martino - Volano Group, Chiara Trombetta - Startup Italia, Luca Ruju - Giffoni Hub, Mariarita Costanza - Everywheretew, Mila Fiordalisi - CorCom, Niccolò Sanarico - Primo Venture, Silvia Amato - Opinno Italy, Stefano Peroncini - Eureka Venture.

È stato Sensoworks - Sensing the future, la piattaforma per il monitoraggio infrastrutturale che raccoglie, monitora e interpreta i dati provenienti dai sensori collegati alle infrastrutture come ponti, tunnel, reti idriche e fognarie, ad aggiudicarsi il primo premio. Seguito da BraIND 4.0, una soluzione tecnologica che offre assistenza remota 3D per la manutenzione dei cantieri, e LiFi Italia di To Be Srl che sfrutta lo spettro della luce, visibile e non visibile, per trasmettere dati in modo veloce, sicuro e sostenibile.

“Il settore delle infrastrutture si trova di fronte alla necessità di migliorare i processi produttivi – ha commentato l’Ad di Infratel Marco Bellezza– Portare il digitale in Italia è ancora per certi aspetti un’attività ‘analogica’, c’è ampio spazio per innovare. Da qui l’idea di un contest in linea, peraltro, con il percorso avviato dal 2020 che ha acceso i riflettori sul ruolo che le startup possono avere nell’ambito della spinta all’infrastrutturazione e ai servizi innovativi”.

Appuntamento alla prossima edizione!

PRESS NEWS: SENSOWORKS: CONCLUSO IL NUOVO FUNDRAISING —FACILITATO DALLO STARTUP STUDIO DI ALAN ADVANTAGE— ACCELERANO ORA I PROGETTI «M-IS/MS», «INDUSTRY 4.0» E «SMART CITY»

Grazie alla partecipazione ed alle competenze dei nuovi investitori, in questo nuovo anno 2022, Sensoworks potenzierà ulteriormente i suoi sforzi in alcuni mercati nevralgici, dal monitoraggio delle infrastrutture e mobilità sostenibile (M-IS/MS) alle smart city.

Accelerano ancora i progetti di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello. Dopo avere concluso con successo un fundraising che ha portato —lo scorso dicembre— a raccogliere fondi per oltre 500 mila euro, l’anno nuovo 2022 si avvia in grande stile per l’azienda romana già attiva con progetti anche all’estero, dalla Francia agli Stati Uniti passando per l’Olanda.

Dietro alla straordinaria velocità di crescita dell’azienda si cela lo «Startup Studio» “prodotto” dalla Alan Advantage (www.alanadvantage.com) allo scopo di facilitare la costruzione di startup seriali, abbinando idee di business già convalidate con il miglior talento imprenditoriale in grado di realizzarle.

«Questo darà un ulteriore slancio allo sviluppo di soluzioni a favore delle nostre città e delle nostre infrastrutture» commenta Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks, startup nata 2 anni fa per creare soluzioni innovative per il monitoraggio dinamico delle infrastrutture e dei nascenti servizi di smart city.

Nonostante sia giovane, la startup è solida e può vantare partnership strategiche e tecnologiche con primarie realtà della system integration italiane ed internazionali, tra le altre GreenVulcano Technologies (www.greenvulcano.com), produttori di sensoristica intelligente e società specializzate in domini verticali specifici.

Le tecnologie Sensoworks al momento sono utilizzate per il monitoraggio di alcune tra le infrastrutture più strategiche del nostro Paese —tra le quali autostrade, tunnel e perfino dighe— e di altri Stati, includendo anche Francia ed Olanda, dove l’azienda ha già iniziato a lavorare.

Le competenze di Sensoworks spaziano dal monitoraggio di infrastrutture civili —includendo anche sistemi avanzati in ambito idrico e fognario— allIndustry 4.0, fino ad arrivare alle soluzioni legate ai servizi cittadini in ambito di smart city: waste management, mobilità sostenibile, smart parking.

Ora un particolare impegno di Sensoworks è rivolto alla transizione ecologica ed allo sviluppo economico sostenibile, con l’obiettivo di cogliere anche le opportunità che si andranno a creare con i 100 obiettivi di target del PNRR, di cui 45 verranno implementati entro il primo semestre 2022, accelerando i progetti già in essere in merito alle «Sensoworks Smart City», in vista del target “transizione ecologica” del PNRR.

«La spinta indotta dal PNRR verso percorsi di transizione ecologica ci consentirà di accelerare sugli aspetti “green” delle smart city, dando spazio a nuovi servizi condivisi ed a modelli di consumo sempre più etici e circolari, ormai imprescindibili se si vuole salvare il Pianeta» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.

«Se non si interverrà rapidamente per limitare le emissioni —e qui il contributo delle smart city sarà cruciale—l’impatto del riscaldamento globale sarà infatti devastante» aggiunge Niccolò De Carlo riferendosi all’ultimo rapporto stilato su questo tema dalla World Meteorological Organization (WMO), l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, secondo la quale «la temperatura media globale della Terra entro 5 anni è destinata a salire di 1,5°C, con un 40% di probabilità che si possa raggiungere temporaneamente un innalzamento del medesimo valore in almeno uno dei prossimi 5 anni».

Insomma, è possibile ed anche probabile che uno dei prossimi anni diventi il più caldo in assoluto degli ultimi 200 anni. Gli analisti del WMO hanno preso come termine di confronto i dati del 2020, quando la temperatura media globale è stata di 1,2 °C sopra la soglia del periodo pre-industriale, evidenziando importanti segni di cambiamento climatico come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacci ed eventi ancora più estremi.

«Queste non sono più semplici statistiche: l’aumento delle temperature implica una maggiore quantità di ghiaccio che si fonde, un livello del mare più alto, maggiori ondate di calore ed altri fenomeni meteorologici estremi, con gravi impatti sulla sicurezza alimentare, sulla salute, sull’ambiente e sullo sviluppo sostenibile» ha commentato Petteri Taalas, segretario generale del WMO.

«Il mondo si sta avvicinando —aggiunge De Carloa mancare l’obiettivo cui aspirava l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. È quindi assolutamente prioritario accelerare gli impegni per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere la carbon neutrality, trasformando completamente il nostro stile di vita ed i nostri modelli produttivi e di consumo».

In questo ambito le smart city —e più in particolare le «Sensoworks Smart City» potranno avere un ruolo chiave. «Anche perché il 75% del consumo delle risorse naturali avviene nelle grandi urbanizzazioni e proprio le città sono anche le principali responsabili della produzione di rifiuti» sostiene il ceo e co-fondatore di Sensoworks, basandosi su dati del Parlamento Europeo.

Oltre 50% del totale dei rifiuti viene prodotto nelle grandi città e queste sono responsabili —sempre secondo il Parlamento Europeo— di emissioni di CO2 ed altri gas climalteranti in una misura —variabile all’interno dell’Unione Europea a seconda del Paese— che va da un minimo del 60% ad un massimo dell’80% del totale.

Il nuovo modello di Città Intelligente permetterà tuttavia di migliorare sensibilmente questi parametri, riducendo l’inquinamento e favorendo la nascita di paradigmi di consumo etici nelle grandi città, con consistenti positive ricadute economiche per tutti i cittadini.

L’idea è anche quella di riqualificare a lungo termine mezzi, edifici, infrastrutture e prodotti, all’insegna della massima adattabilità e durevolezza, privilegiando materie prime di provenienza locale —preferibilmente riciclate e riciclabili— ed utilizzando fonti di energia rinnovabile.

Il concetto stesso di «smart city» è quello di città più resilienti, che puntino all’obiettivo dell’indipendenza produttiva ed energetica in un contesto —quello urbano— dove oggi vive il 75% della popolazione europea (dati Eurostat) e dove vivrà il 68% della popolazione mondiale (proiezione delle Nazioni Unite al 2050).

Quelle stesse città che contribuiscono al 60-80% delle emissioni climalteranti del Pianeta hanno quindi un impatto fortissimo sui cambiamenti climatici in atto. Ecco perché il concetto di città deve evolvere e diventare «smart», progredendo verso uno sviluppo non solo economico ma anche di sostenibilità ambientale e di efficientamento energetico.

Come in sostanza? «L’obiettivo principale della smart city è quello di migliorare la vita di chi abita o lavora in città attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali di ultima generazione quali algoritmi, big data, intelligenza artificiale (IA), machine learning, deep learning, sistemi V2X (Vehicle-to-Everything)—evoluzione dell’Internet of Things applicata alle automobili ed alle connessioni ai sensori disseminati lungo le principali arterie cittadine— e via dicendo» rispondono gli ingegneri di Sensoworks.

In concreto, lo scheletro delle nuove città non saranno più cardi e decumani come nell’Antica Roma, ma infrastrutture e reti dove far passare tutti i servizi di una città intelligente, includendo illuminazione, reti idriche, reti di trasporto multimodale, banda larga, smart grid, dispositivi IoT, sistemi V2X e network di sensori che producano in continuo dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sul traffico e sulle disponibilità di parcheggi (smart mobility management), sullo stato di riempimento di un cassonetto (smart waste management), sulla necessità di manutenzione di un tunnel o di un ponte, includendo tutta la sfera del monitoraggio ambientale che —attraverso l’applicazione di algoritmi predittivi— consente di anticipare eventi avversi come incendi e terremoti o di intervenire con una maggiore tempestività in caso di incidenti o di reati in corso (smart safe city).

SENSOWORKS: La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale mette in evidenza opportunità e criticità del PNRR riguardo al settore del WASTE MANAGEMENT: un comparto con un giro d’affari di 14 miliardi di euro all’anno (0,8% del PIL) e 95 mila occupati.

Un’analisi di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, porta alla luce le principali criticità del PNRR per il settore del waste management, indicando anche la linea da seguire per riuscire a superarle. La società guidata da Niccolò De Carlo rimarca in Italia notevoli ritardi nell’impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti, un comparto che fattura circa 14 miliardi di euro all’anno, l’equivalente dello 0,8% del PIL nazionale, e che occupa 95 mila lavoratori, l’1,58 % dell’intero comparto industriale.
«L’andamento degli investimenti nel settore del waste management è stato altalenante negli ultimi anni, marcando un calo complessivo del 33% poi interamente recuperato nell’ultimo anno, arrivando nuovamente a toccare 1,5 miliardi di euro di investimenti, sostenuti in parte dalle amministrazioni pubbliche (20%) ma soprattutto dalle aziende di gestione dei servizi (80%), per un totale di 9 miliardi di euro investiti in 7 anni» osservano gli analisti di Sensoworks, facendo riferimento ai dati del Rapporto 2021 della Corte dei Conti. Riapplicando poi le distribuzioni rilevate per il quadriennio 2014-2017 dal Green Book pubblicato dalla Fondazione Utilitatis agli investimenti rilevati per il 2020 dalla Corte dei Conti, Sensoworks snocciola i dati aggiornati.

«Poco meno della metà degli investimenti è relativa alla fase di raccolta (748 milioni di euro), mentre 754 milioni di euro sono per la realizzazione degli impianti» osservano gli analisti. E in merito agli impianti —osservano gli analisti di Sensoworks— 345 milioni di euro vengono spesi per il recupero energetico, 132 milioni per le discariche, 130 milioni per gli impianti di selezione, 73 milioni per il compostaggio, 57 milioni per il trattamento meccanico-biologico (TMB) e 17 milioni per i digestori anaerobici. Il fabbisogno di investimenti, però è ben maggiore. Le principali associazioni di categoria stimano che per il periodo 2020-2030 siano necessari 12 miliardi di euro di investimenti per riuscire a raggiungere gli obiettivi ambientali della nuova direttiva europea sull’economia circolare. «L’analisi della Corte dei Conti segnala tuttavia che la realizzazione di infrastrutture per la gestione dei rifiuti è decisamente inferiore a quanto programmato e indicato come fabbisogno minimo» riportano gli esperti di Sensoworks.

Secondo la Corte dei Conti, inoltre, nel 2020 solo il 42% delle risorse programmate sono state effettivamente utilizzate. «A causa del Coronavirus vi è stato un sostanziale azzeramento della spesa: il 37% dei finanziamenti previsti ha insistito su opere mai avviate» si apprende dal Rapporto 2021. Insomma, pur disponendo delle risorse necessarie, solo il 20% delle opere finanziate viene realizzato. Altra criticità —mettono in evidenza gli esperti di Sensoworks— riguarda poi i tempi di realizzazione delle infrastrutture di gestione dei rifiuti. Il tempo medio per la realizzazione di un impianto è di oltre 4 anni, con punte che arrivano anche a 10 anni. Ci vogliono mediamente 32 mesi per la progettazione, 6 mesi per l’affidamento e 12 mesi per la realizzazione. «Di fronte a questi dati incontrovertibili non basteranno certo i fondi del PNRR. Occorrono invece decreti di semplificazione. Più che un problema di risorse —infatti— in Italia abbiamo un problema di procedure» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).

Le conclusioni del rapporto della Corte dei Conti non lasciano dubbi: la realizzazione delle infrastrutture programmate e finanziate marcia a ritmi insufficienti, con opere finanziate che mediamente risultano essere di importo inferiore al milione di euro. «Un ammontare che sottende progetti relativi ad opere minori» commenta Niccolò De Carlo. «Ma le criticità del PNRR—prosegue il ceo di Sensoworks— non riguardano solo il waste management: in generale tutti i lavori pubblici in Italia hanno tempi di avvio e di completamento più lunghi di quelli massimi previsti dal recovery plan. Dall’affidamento dei lavori alla loro ultimazione occorrono mediamente 6 anni e se poi si computano anche le fase di programmazione e la fase decisionale, la durata complessiva si allunga ulteriormente».

In Italia —applicando i dati storici— la proiezione di spesa dei lavori pubblici avviati nel 2021 raggiungerebbe il suo massimo nel 2025 e consentirebbe di impiegare una percentuale delle risorse complessive almeno pari al 90% solo a partire dal sesto anno successivo all’avvio della procedura, ossia nel 2027. Se a questo flusso di spesa si affiancasse un ulteriore flusso di analogo importo relativo alle procedure avviabili in uno dei due anni previsti per le procedure del PNRR, emergerebbe la necessità di triplicare la velocità di spesa al fine di poter spendere almeno il 95% delle risorse entro il limite massimo di 5 anni.
Come risolvere l’antinomia? La soluzione è nell’Intelligenza Artificiale. «Ci riferiamo ai grandi progetti legati alle Smart City ed alla realizzazione “smart” delle grandi opere infrastrutturali, ma anche —tornando nel piccolo all’argomento dei rifiuti— a prodotti ed algoritmi innovativi che possano contribuire a ridurre i tempi di implementazione» sostengono gli esperti di Sensoworks.

Nell’ambito del waste management, uno di questi prodotti altamente innovativi è ad esempio il dispositivo realizzato da Sensoworks insieme ad una delle principali multiutility italiane, attiva nella gestione e sviluppo di reti e servizi relativi all’acqua, all’energia ed all’ambiente. Si tratta di un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che —mediante misuratori di peso, di pH, di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare il tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.

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PONTE IN FIAMME: «È UNA CASISTICA RARISSIMA». QUASI CERTA L’ORIGINE COLPOSA O DOLOSA, MA ANCHE IN QUESTI CASI —PER EVITARE IL PEGGIO— BASTEREBBE UN ALGORITMO.

La casistica “incendio” su un ponte è molto rara. Gli esperti di Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale attraverso l’alta tecnologia, dicono che a memoria non ne ricordano una.

Paura, fiamme e crolli nella Capitale, sul Ponte dell’Industria.

«Ma la casistica incendio su un ponte è molto rara, il problema è più frequente in strutture ed infrastrutture chiuse quali ad esempio gallerie o edifici» avvisano gli esperti di Sensoworks (Sensoworks: an innovation-focused company! ), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportato da piattaforme multilivello.

L’incendio che ha portato al sensazionale crollo che ha interessato il “ponte di ferro” che attraversando il Tevere nel pieno centro di Roma collega i quartieri Marconi e Ostiense, è dunque quasi certamente di origine colposa o dolosa. Ma anche in questi casi un algoritmo consentirebbe di intervenire evitando ingenti danni e disagi.

Il monitoraggio dei ponti

«Il set di monitoraggio dinamico dei ponti include anche telecamere ad infrarossi che, anche se non espressamente configurate per la prevenzione di incendi proprio perché questa è una casistica storicamente irrilevante, avrebbero permesso di individuare dei segnali anomali e di intervenire con maggiore rapidità» spiega Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (Sensoworks: an innovation-focused company!).

«Possiamo dire —prosegue De Carloche monitoriamo le strutture anche sotto questo punto di vista —quello dell’incendio— che contestualizzerei come uno degli aspetti del monitoraggio che applichiamo alle infrastrutture come plus. Insomma un incendio come questo lo avremmo predetto o prevenuto almeno in parte se avessimo monitorato dinamicamente il ponte grazie ai sensori termici e infrarossi insieme agli altri rilevatori di vibrazione, strain e via dicendo».

Il sistema Sensoworks prevede infatti specifici sensori per il monitoraggio e la prevenzione degli incendi, sensori per temperature, sensori per la fuga di gas e telecamere a infrarossi con algoritmi IA che permettono di individuare le situazioni anomale —ad esempio un incendio— rispetto alle situazioni normali —ad esempio una giornata estiva molto calda— evitando i falsi positivi.

Per la sicurezza dei 400 ponti di Roma Capitale si esegue un regolare monitoraggio, ma si preferisce ancora l’utilizzo delle vecchie metodologie, mentre quelle nuove consentirebbero interventi più economici su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

«Il monitoraggio rappresenta un aspetto critico per il futuro perché il patrimonio infrastrutturale italiano, seppure progettato alla perfezione e manutenuto con grande impegno dagli enti e dalle società preposte, è stato ideato tenendo conto di una determinata sismicità che è variata nel tempo, così come è cambiato anche il contesto climatico» sottolinea il ceo di Sensoworks.

Scenari futuri secondo Sensoworks

«Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale» avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.

Ecco allora che può venire in nostro aiuto quel nuovo “attore sociale” che i matematici chiamano algoritmo, in grado di leggere le “parti numeriche” della realtà praticamente ovunque, perfino dentro le nostre stesse vite, attraverso i dati che disseminiamo online.

Secondo le stime di Sensoworks in Italia a poter beneficiare di questo tipo di monitoraggio dinamico-algoritmico sono 1,5 milioni di ponti, calcolando poi le campate di ciascun ponte si arriva a sommare 4 milioni di strutture.

Di queste solo 60 mila sono attualmente sotto monitoraggio, per di più monitorate con i vecchi sistemi delle ispezioni che portano sovente a situazioni di allarme innecessarie ed a gravi diseconomie.

Le soluzioni tecnologiche ci sono tutte ma bisogna adottarle, altrimenti i pericoli non sono scongiurati. Ci sono altre strutture a rischio. Sempre nella Capitale tanto si è parlato e si continua a parlare anche del Viadotto della Magliana. Su quest’altro ponte romano è stato il professor Remo Calzona, per decenni docente di Tecnica delle Costruzioni all’Università degli Studi di Roma La Sapienza e allievo di Morandi, a lanciare l’allarme: «presenta da tempo forti segni di rischio crollo» ebbe modo di dire dalle pagine del Corriere della Sera.

In questo senso, la tecnologia potrebbe ancora una volta darci una mano. Il sistema realizzato da Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello, permette, tramite appunto un algoritmo, di raccogliere e processare l’insieme di dati, relativi alle infrastrutture, con una velocità ed un’efficienza fuori dalla portata umana.

Il sistema include sensori di spostamento, inclinometrici, interferometrici, di temperatura, di umidità, trasduttori di pressione, accelerometri piezoelettrici, geofoni, estensimetri, anemometri ad ultrasuoni, distanziometri, misuratori di forza nella connessione tra i giunti, sensori in fibra ottica in grado di rilevare anche le deformazioni nelle strutture, accelerometri che misurano le vibrazioni e molti altri dispositivi all’avanguardia.

Ancora pochi dati per le strade e i ponti italiani.

STRADE E PONTI SENZA DATI? SENSOWORKS APPROFONDISCE QUESTO TEMA ALLA LUCE DELLA TRANSIZIONE VERSO UN’ITALIA SEMPRE PIÙ SMART E DELLA SFIDA DEL PNRR.

In Italia mancano dati su 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.300 cavalcavia. Un paradosso se si pensa che il nostro Paese sta avviando la transizione verso le «smart city avanzate» in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire sistemi automatizzati.

Le infrastrutture sono uno dei nostri più grandi patrimoni nazionali, eppure in Italia non esistono dati certi per ben 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.320 cavalcavia. Così come abbiamo poche informazioni in merito alle infrastrutture ferroviarie ed alle metropolitane, con dati che risultano essere ridotti, limitati e lacunosi per oltre 17.500 chilometri di ferrovie, 5.400 passaggi a livello, 18.800 gallerie e ponti ferroviari, 3.200 stazioni e 30.800 scambi-intersezioni.

E nell’ambito degli impianti di trasporto rapido di massa ancora altre lacune: 225 chilometri di metropolitane e 132 chilometri di gallerie per cui mancano informazioni qualitative fondamentali.

«Insomma mancano dati essenziali su parti considerevoli del nostro patrimonio infrastrutturale e questo è un paradosso se si pensa che il nostro Paese sta avviando una transizione verso le “smart city avanzate” e un'economia circolare, in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire in piena efficienza sistemi automatizzati» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

Le città sono oggi al centro dell’innovazione e della crescita: il 54% della popolazione vive in aree urbane e le città sono responsabili del 70% delle emissioni di origine antropica, di queste il 65% deriva dal consumo di risorse naturali. Un consumo che deve essere gestito in maniera efficiente, ma oggi questo non è possibile a causa della mancanza di strutture.

«È ormai indispensabile —prosegue De Carlo— una transizione ad un modello di economia circolare. Molti sono i processi coinvolti in questa transizione e Sensoworks si occupa di fornire lo strumento tecnologico per garantire un controllo più efficiente e accurato di una mole di dati. Cerchiamo di fornire un punto di osservazione più alto rispetto a come si comportano le città e i loro abitanti. Stiamo arrivando all'Internet of Behavior e non più all'Internet of Things».

Ma a caratterizzare la situazione italiana ancora troppe inefficienze: dagli sprechi già messi in evidenza da Sensoworks relativi a ben 1.040 opere incompiute o bloccate per un valore complessivo di 4 miliardi di euro ai dati mancanti per circa un milione di chilometri di strade e ferrovie.

Vuoi per la vetustà delle opere che rendono attualmente molto difficile avere dati certi sulle caratteristiche delle nostre infrastrutture, vuoi per i frequenti passaggi di gestione tra attori diversi, certo è che ancora oggi —nel 2021— mancano molte delle informazioni qualitative imprescindibili per la definizione di moderni sistemi di gestione della sicurezza delle infrastrutture.

Non essendo peraltro mai stato funzionante il catasto delle strade non si può neanche conoscere con certezza il numero di ponti, viadotti e gallerie che hanno raggiunto livelli preoccupanti di degrado.

Eppure è proprio in Italia che sta avanzando il progetto «Sensoworks Smart City» con le sue piattaforme software ed i dispositivi connessi —includendo lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— che interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».

In tale ambito si stanno facendo passi da giganti: la scorsa settimana Sensoworks ha già presentato il suo primo «white paper» (https://www.sensoworks.com/white-paper-02). Il progetto è ambizioso, ma per la trasformazione verso un'economia circolare e sociale in chiave sostenibile rimane fondamentale la messa in sicurezza delle infrastrutture, che devono corrispondere ai bisogni delle imprese e dei cittadini, e l’assoluta trasparenza dei processi.

«Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali» assicura De Carlo. Valori che hanno portato la startup romana a conquistare rapidamente una fetta importante di mercato, con progetti di monitoraggio dinamico realizzati per i player più importanti del Paese, come Acea, Anas ed Autostrade.

Tra i molti progetti super-tecnologici ideati da Sensoworks nella più ampia strategia di progetti a supporto dell'economia circolare, vi è anche un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che —mediante misuratori di peso, di pH , di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare in tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.

La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire piattaforme che chiudono il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettando non solo il software ma anche manufatti, spesso rivoluzionari.

Nella sfida sulla transizione circolare e città intelligenti l’Italia può ancora vincere la competizione e spiazzare la Cina che al momento detiene il primato mondiale con oltre la metà dei 1.200 progetti al mondo già finanziati. Ma certo resta da risolvere la questione delle infrastrutture.

Le installazioni del nostro Paese di cui sappiamo qualcosa ammontano a non più di 65.000: delle altre infrastrutture, invece, non sappiamo quasi nulla. «Qui le nuove tecnologie potrebbero dare un contributo risolutivo, consentono interventi su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7» aggiunge De Carlo.

«Non è tuttavia lo strumento a fare la differenza, ma il suo utilizzo e quello che c’è dietro: la visione. Per la mobilità, ad esempio, le tecnologie ci sono tutte: semafori intelligenti, rete che guida i veicoli, infotainment e propulsioni sempre più aggiornate. Ma dietro tutto questo ci vuole una visione umanocentrica» conclude il ceo e co-fondatore di Sensoworks.

ENTRO IL 2026 L’IA FARÀ RISPARMIARE A LIVELLO GLOBALE 300 MILIARDI DI DOLLARI: SENSOWORKS HA GIÀ IDEATO LE PRIME SMART CITY GESTITE INTERAMENTE DA ALGORITMI.

Grazie all’Intelligenza Artificiale ed ai servizi di Smart Parking, nei prossimi 5 anni ogni automobilista vedrà diminuire di 36 ore il tempo passato nel traffico. Sono molti i comuni italiani a manifestare interesse verso gli ecosistemi di Intelligenza Artificiale avanzati ideati da Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

Tra il boom dell’e-commerce, la crescita tecnologica e l’avanzamento digitale, il Coronavirus ha premuto l’acceleratore anche sui progetti di «smart city» e «circular city».Ecco allora in tempi di Covid-19 pronte a nascere in Italia le prime città controllate dall’intelligenza artificiale. A darne l’annuncio è Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

Grazie alla startup romana presto vedremo concretizzarsi i primi progetti di «smart city» dotate di un ecosistema nel quale le piattaforme software e i dispositivi connessi interagiranno con le attività quotidiane, dallo «smart parking» allo «smart waste management».

Sensoworks (www.sensoworks.com), annuncia così la nascita di sistemi per smart city «avanzate», in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire sistemi automatizzati, mantenere in funzione servizi e rispondere alle esigenze dei cittadini.

Dei 1.200 progetti di smart city ad oggi finanziati nel mondo, circa la metà si trovano in Cina. «Ma l’Italia può ancora vincere la sfida contro il colosso asiatico e conquistare la leadership nelle tecnologie digitali connesse alla sostenibilità ambientale ed alla transizione energetica» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).

Quello che distingue il progetto «Sensoworks Smart City» è la presenza di un unico ecosistema nel quale le piattaforme software e i dispositivi connessi —includendo anche lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».

Nelle «smart city» di Sensoworks l’Internet delle cose (IoT) raccoglierà le informazioni e le trasferirà ai sistemi di intelligenza artificiale (IA), che li elaboreranno riuscendo così ad anticipare i bisogni degli abitanti.

La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire una piattaforma che chiude il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettandone non solo il software ma anche i manufatti, spesso rivoluzionari.

Uno di questi prodotti altamente innovativi è ad esempio il dispositivo realizzato da Sensoworks insieme ad una delle principali multiutility italiane, attiva nella gestione e sviluppo di reti e servizi relativi all'acqua, all'energia ed all’ambiente.

Si tratta di un multisensore da inserire nei contenitori dell’immondizia, che —mediante misuratori di peso, di pH , di gas ed altri sensori, includendo anche un accelerometro— è in grado di misurare e comunicare il tempo reale la percentuale di riempimento del contenitore, il peso raccolto, la temperatura, il cambiamento di inclinazione, l’eventuale scoppio di un incendio, un impatto a causa di un’ipotetica collisione.

«Attraverso la raccolta dell’immondizia in funzione dei dati trasmessi in tempo reale dai contenitori stessi, realizzeremo importanti risparmi sia in termini economici che di emissioni di anidride carbonica» assicura il ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).

Poi ancora —senza escludere aspetti più personali ma comunque urbani come le finestre in grado di autoregolare la loro opacità per svegliare dolcemente le persone oppure i robot che basandosi sul meteo suggeriscono cosa indossare— un’altra direttrice importante seguita da Sensoworks è quella dello «smart parking».

Nelle «Sensoworks Smart City», grazie all’installazione di sensori di presenza sugli stalli cittadini, le amministrazioni e gli automobilisti potranno conoscere preventivamente lo stato dei parcheggi, arrivando così al massimo utilizzo delle risorse di sosta, a maggiori profitti per i gestori e ad una migliore esperienza per i cittadini.

«Con uno smart traffic management come quello di Sensoworks, basato sullo scambio di dati in tempo reale tra veicolo e veicolo e tra veicolo ed infrastruttura viaria, l’ecosistema cittadino potrà avere sempre sotto controllo tutti i livelli di traffico» conclude Niccolò De Carlo.

Così, grazie allo «smart parking», ai sistemi «Vehicle-to-Everything» (V2X) —evoluzione dell’Internet of Things applicata alle automobili— ed alle connessioni ai sensori disseminati lungo le principali arterie cittadine, entro i prossimi 5 anni ogni automobilista vedrà diminuire di 36 ore annue il tempo sprecato in mezzo al traffico.

«Grazie ai nuovi sistemi automatizzati di gestione del traffico ed all’integrazione di soluzioni di Intelligenza Artificiale sarà possibile risparmiare a livello globale circa 300 miliardi di dollari entro il 2026» concludono gli analisti di Sensoworks.

Un risparmio per i governi nazionali in crescita del +68,6% nei prossimi 5 anni rispetto all’attuale previsione di 178 miliardi di dollari stimati per il 2021.

C.S. NRO. SW-05 - Sensoworks: ecco la geografia infrastrutturale 2020.

L’ITALIA È POTENZIALMENTE TRA I PAESI PIÙ VIRTUOSI AL MONDO IN QUANTO AD EFFICIENZA INFRASTRUTTURALE, BASTEREBBE SOLO IMPLEMENTARE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA “MADE IN ITALY”: GLI STRUMENTI HI-TECH NECESSARI SONO DISPONIBILI E SONO I PIÙ AVANZATI AL MONDO.

L’attuale situazione di invecchiamento di ponti e viadotti e la scarsa manutenzione infrastrutturale sono problematiche globali che non riguardano tanto l’Italia quanto soprattutto altre nazioni. Il nostro Paese pecca tuttavia per la carenza di impiego di sistemi ICT e per la scarsità delle risorse allocate, risultando, con un investimento pari ad appena l’1,9% del Pil, ultimo in Ue con un divario di 0,8 punti. È quanto emerge dal Primo Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale ideato da Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

ROMA, 15 DIC 2020 - I dati del Primo Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale ideato da Sensoworks —basandosi sull’analisi di dati Istat, Eurostat, Aisre, Unioncamere e Confartigianato— offrono uno spaccato delle politiche e dei risultati nell’ambito dell’efficienza delle nostre infrastrutture e della loro sicurezza, inquadrandolo in un contesto regionale ed internazionale.

«Ebbene, dati alla mano, la situazione italiana appare potenzialmente buona: le nostre infrastrutture sono state costruite a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata, almeno fino a pochi anni fa. Purtroppo, però, l’ambito delle opere pubbliche è oggi uno dei settori più arretrati nell’introduzione di strumenti ICT» sintetizza Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (https://www.sensoworks.com/), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

L’Italia —insomma— in quanto ad efficienza infrastrutturale si potrebbe posizionare ai massimi livelli europei e mondiali se solo utilizzasse quelle tecnologie oggi largamente disponibili, adatte a fornire una sorveglianza continua ed una conoscenza storica delle opere pubbliche a rischio.

Tecnologie come quelle sviluppate proprio da Sensoworks, uno dei laboratori di ricerca e sperimentazione più attivi del made in Italy hi-tech, che potrebbero fare la differenza sia in fase di progettazione delle nuove infrastrutture che per le esigenze di quelle già esistenti: strade, ponti, edifici e ogni altro tipo di infrastruttura civile edili, direttamente o indirettamente nella disponibilità della mano pubblica.

Per di più con investimenti che porterebbero ad un risparmio rispetto alle ispezioni fisiche e che non rappresenterebbero un vero costo per lo Stato, poiché il sistema infrastrutturale è un fattore chiave per la competitività di un territorio non soltanto in relazione al suo aspetto fisico e di mobilità ma anche in relazione alle sue implicazioni sociali.

«L’efficienza infrastrutturale insieme alla sostenibilità delle performance economiche ed all’impatto socio-ambientale di ciascuna attività produttiva garantisce qualità della vita e coesione sociale» sottolinea il ceo di Sensoworks.

Eppure il nostro Paese non vuole spingere l’acceleratore sulla realizzazione e monitoraggio delle grandi opere infrastrutturali e finisce per guardare il resto d’Europa dall’ultimo posto in classifica.

Nonostante l’Italia abbia la percentuale più elevata in Europa di piccole imprese che esportano direttamente, paradossalmente il nostro Paese esprime un indicatore di dotazione infrastrutturale inferiore del 19,5% alla media Ue: 41,8 contro 52.

Ed ancora più paradossale è il fatto che l’Italia segna uno dei maggiori indici di intensità di trasporto merci su strada, calcolato rapportando le merci movimentate con trasporto su strada al valore aggiunto nazionale. Il Bel Paese raggiunge infatti un indice dello 0,79 (tonnellate per mille euro di valore aggiunto) ed in regioni come la Liguria questo valore sale addirittura allo 0,96. In definitiva, ottime performance.

Ciò nonostante la Liguria—dove peraltro le piccole e medie imprese sono il 98% del totale del tessuto imprenditoriale— mostra un indicatore di dotazione infrastrutturale del 38,7, di molto inferiore non solo alla media nazionale ma anche a tutta quella di tutto il Nord Italia.

Ulteriore aspetto preso in esame dal Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale di Sensoworks è la burocrazia. Effettivamente, sul divario infrastrutturale influiscono anche i procedimenti burocratici, che in Italia sono quasi sempre farraginosi.

Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, la media italiana è di 4,4 anni. Ma a livello territoriale si toccano valori ancora più elevati in Molise (5,7 anni), Basilicata (5,7 anni), Sicilia (5,3 anni) e Liguria (5,2 anni).

Le regioni più virtuose sono invece Lombardia ed Emilia Romagna, dove le opere infrastrutturali sono terminate con maggior velocità. Le due regioni si posizionano prime a pari merito con 4,1 anni di tempo medio di realizzazione.

A caratterizzare l’Italia anche inefficienze e sprechi, come quelli relativi alle 640 grandi opere incompiute (per un valore complessivo di 4 miliardi di euro) ed alle oltre 400 opere bloccate per motivi burocratico-autorizzativi o per contenziosi vari (per un valore di 27 miliardi di euro).

L’attuale scenario è alquanto sconfortante, con investimenti pubblici in opere stradali e del genio civile che —peraltro— negli ultimi 10 anni in Italia hanno registrato un calo di oltre il 20%. L’Italia risulta così ultima in Ue per gli investimenti pubblici, con appena l’1,9% del Pil ed un divario di 0,9 punti rispetto al 2,8% della media europea.

Quante sono le infrastrutture che andrebbero subito revisionate? Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche sarebbero 12 mila. Ma la rete viaria nazionale si perde poi nelle complesse ed articolate competenze di Autostrade, Anas, Regioni, Province, Comuni e via dicendo.

Non essendo mai stato funzionante il catasto delle strade non si può conoscere il numero esatto di ponti, viadotti e gallerie e non è possibile sapere quante di queste infrastrutture abbiano raggiunto livelli preoccupanti di degrado. Ma secondo le stime di Sensoworks in Italia i ponti sarebbero circa 1,5 milioni e calcolando poi le campate di ciascun ponte si arriverebbe già così a 4 milioni di strutture da revisionare.

Quante sono quelle sotto monitoraggio? Appena 60 mila, monitorate con i vecchi sistemi delle ispezioni. «Eppure i controlli “statici” portano a creare situazioni di allarme ed anche gravi diseconomie molto spesso innecessarie» commentano gli ingegneri di Sensoworks (https://www.sensoworks.com/).

Di queste 60 mila infrastrutture qualcosa sappiamo ed è già una buona cosa. Delle altre, invece, non sappiamo quasi nulla. Qui le nuove tecnologie potrebbero dare un contributo risolutivo, consentono interventi su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Per quanto riguarda più specificamente la Sensoworks, da maggio 2020 (prima i cantieri erano bloccati per via del Covid) la società ha iniziato a lavorare a nuovi importanti progetti di monitoraggio di diverse infrastrutture autostradali (Autostrade per l’Italia) e stradali (Anas).

«Complessivamente parliamo di 23 cavalcavia e 3 tunnel, ma puntiamo a molto di più. E stiamo inoltre lavorando ad un processo di standardizzazione di monitoraggio ante operam —di solito lavoriamo su strutture già esistenti— al fine di monitorare le nuove infrastrutture già in fase di costruzione o comunque già dal primo giorno di vita» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.

I progetti di monitoraggio dinamico attivati da Sensoworks in ambito autostradale sono 3, ma la società ha attivato quest’anno anche altri progetti di monitoraggio altrettanto importanti in altri settori, come ad esempio quello per il monitoraggio del sistema fognario nella Città di Milano. E, sempre in questo ambito, Sensoworks ha attivato una sperimentazione di monitoraggio infrastrutturale applicato ad un sistema idrico per l’identificazione delle perdite occulte.

«Nel 2020 abbiamo investito 300 mila euro ripartiti tra investimenti strategici pari al 47% per la componente di manutenzione predittiva e per la gestione di allarmi intelligenti basata sull’analisi dei trend —e non su soglia statica— ed al 35% per gli investimenti meramente tecnologici focalizzati sul consolidamento della piattaforma tecnologica; il restante 16% è stato investito per lo sviluppo della community di sviluppatori: crediamo molto nell’open source e nella divulgazione finalizzata al posizionamento sul mercato, facendoci così portavoce —tramite eventi webinar molto specialistici e white-paper— di un messaggio concreto che è quello della sicurezza e del continuo monitoraggio delle infrastrutture» conclude Niccolò De Carlo.

SI CHIAMA SENSOWORKS ED È IL NUOVO RIVOLUZIONARIO STRUMENTO PER INDIVIDUARE GLI INTERVENTI INFRASTRUTTURALI NECESSARI ED INTERVENIRE IN TEMPO PRIMA CHE IL DEGRADO SI AGGRAVI E RICHIEDA INTERVENTI PIÙ IMPORTANTI E PIÙ COSTOSI NON SOLO SUI NOSTRI PONTI E SULLE NOSTRE STRADE MA ANCHE NEI NOSTRI EDIFICI: PALAZZI, UFFICI E SCUOLE.

Il nuovo strumento è anche una garanzia di trasparenza sulle opere realizzate. «Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali» commenta Niccolò De Carlo, Ceo e co-fondatore di Sensoworks (https://www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

(AJ-Com.Net) - ROMA, 09 NOV 2020 - Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha evidenziato che in Italia circa 12 mila infrastrutture stradali andrebbero controllate e revisionate. «Ma avviare l’esecuzione di controlli “statici” significa creare situazioni di allarme ed anche gravi diseconomie molto spesso non necessarie, perché le nostre infrastrutture sono mediamente più sicure rispetto a quelle di molti altri Paesi» commentano gli ingegneri di Sensoworks (https://www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

Le nuove tecnologie consentono tuttavia di fare di più. Gli attuali sistemi di monitoraggio avanzati consentono di individuare criticità e danneggiamenti fin dalla fase iniziale. E da oggi, con il sistema «Sensoworks» ideato da Sensoworks, è addirittura possibile prevedere un evento infrastrutturale prima che si verifichi, non solo a livello di ponti e strade, ma anche a livello “building” nei palazzi, uffici e scuole.

«Per la manutenzione dei nostri ponti, delle nostre strade e dei nostri edifici, prima della rivoluzione digitale l’unica soluzione possibile erano lunghi e dispendiosi monitoraggi statici. Oggi abbiamo invece scoperto un nuovo “attore sociale” —che i matematici chiamano algoritmo— in grado di leggere le “parti numeriche” della realtà praticamente ovunque, perfino dentro le nostre stesse vite, attraverso i dati che disseminiamo online» spiega Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (https://www.sensoworks.com).

«Abbiamo appunto creato Sensoworks —prosegue De Carlo— per essere in grado di raccogliere e processare l’insieme di questi dati, relativi alle infrastrutture, con una velocità ed un’efficienza fuori dalla portata umana. Il sistema Sensoworks è in grado di suggerirci corrispondenze e legami tra gruppi di dati che a noi umani sfuggirebbero».

Questa tecnologia di ultima generazione consente di rimediare in tempo ad una situazione imprevista, prima che il degrado si aggravi e richieda interventi più importanti e più costosi. 

Con Sensoworks i costi di misurazione sono infatti notevolmente ridotti così come la facilità di accesso ai dati senza alcuna necessità di essere presenti sul posto. «Eppure ancora oggi i controlli più utilizzati sulle nostre strade e sui nostri ponti sono le ispezioni visive» sostiene il ceo e co-fondatore di Sensoworks.

Per essere efficaci le ispezioni visive vanno effettuate in modo rigoroso e ad intervalli regolari su tutti gli elementi di ogni opera infrastrutturale. «E neanche così si ha la certezza di riuscire effettivamente a tenere sotto controllo tutta la struttura» sottolinea Niccolò De Carlo.

Sensoworks consente invece un monitoraggio “dinamico” in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo così di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, migliorando la sicurezza delle infrastrutture ed aumentando la trasparenza della gestione degli eventi.

«Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali, che passano attraverso uno sviluppo “più umano” di algoritmi predittivi» assicura Niccolò De Carlo. Valori che hanno portato la startup romana a conquistare rapidamente una fetta importante di mercato, con progetti di monitoraggio dinamico realizzati per Acea, Anas ed Autostrade, solo per fare alcuni nomi. Ed ora l’azienda ha aperto uffici anche a Boston, da dove si propone di conquistare presto tutta l’America.

«Per noi l’evoluzione degli algoritmi e dell’Intelligenza Artificiale che ne è alla base deve necessariamente trasformarsi in un vantaggio per la collettività, cittadini e imprese» dichiara ancora Niccolò De Carlo. E per questo in tutti i progetti in cui opera la startup romana il fattore umano rimane un aspetto centrale, perché l’Intelligenza Artificiale non è di per sé intelligente. Se utilizzati in modo inefficiente gli algoritmi producono ed amplificano l’inefficienza, mentre —se si utilizzano in modo intelligente— l’intelligenza ne risulta anch’essa amplificata, a vantaggio —nel caso di Sensoworks— della sicurezza fisica dei nostri ponti, delle nostre strade e delle nostre strutture architettoniche.

Il nuovo rivoluzionario strumento «Sensoworks» si arricchisce di nuove verticali e nuove “feature” che saranno operative dal primo gennaio 2021, andando a sottolineare un’ulteriore evoluzione del sistema al quale si è arrivati grazie alle numerose competenze ingegneristiche interne all’azienda. Competenze che hanno permesso a Sensoworks di realizzare verticali all’avanguardia non solo a livello informatico, ma —appunto— anche ingegneristico, tenendo sempre conto dei dati —suggeriti dai suoi numerosi ingegneri presenti sul campo— ritenuti più utili per avere meglio sotto controllo tutti i parametri di una determinata infrastruttura nel tempo.

Ma come funziona in concreto Sensoworks? L’architettura del sistema di monitoraggio in fondo è semplice, suddivisa in 4 macro-aree: la rete di sensori, il sistema di trasmissione, il sistema di raccolta dati e —fondamentale— l’algoritmo di elaborazione creato ad hoc.

Ogni sensore installato da Sensoworks è collegato ad un canale che acquisisce e memorizza i dati in continuo. Una unità centrale trasferisce poi —sempre in continuo— i dati dall’infrastruttura monitorata ad un server dedicato, consentendo così un controllo in tempo reale da postazioni remote.

Il software di monitoraggio —anch’esso creato da Sensoworks— svolge in maniera completamente automatica e continua le azioni di monitoraggio facendo scattare un allarme qualora vengano oltrepassati i valori di soglia pre-impostati per ogni sensore collegato.

I dati acquisiti vengono elaborati su grafici che riportano per ogni sensore la variazione della grandezza d’interesse nel tempo, dando così anche la possibilità di un «intervento umano« per meglio valutare le anomalie.

La grande rivoluzione che Sensoworks rappresenta risiede però precipuamente nel fatto che attraverso l’elaborazione di variazioni di dati di minima entità è possibile diagnosticare problemi di massima entità.

I parametri presi in esame da Sensoworks sono anch’essi rivoluzionari. Il sistema prende infatti in carico sia parametri strutturali —quali tensioni, inclinazioni, spostamenti ed accelerazioni— che parametri non-strutturali —quali temperatura, tasso di umidità, velocità del vento, vibrazioni da traffico veicolare— con strumenti che hanno una sensibilità nell’ordine del centesimo di millimetro e del millesimo di grado.

«Il sistema Sensoworks include sensori di spostamento, inclinometrici, interferometrici, di temperatura, di umidità, trasduttori di pressione, accelerometri piezoelettrici, geofoni, estensimetri, anemometri ad ultrasuoni, distanziometri, misuratori di forza nella connessione tra i giunti, sensori in fibra ottica in grado di rilevare anche le deformazioni nelle strutture, accelerometri che misurano le vibrazioni e molti altri dispositivi cutting-edge» puntualizza Niccolò De Carlo.

L’elaborazione dei parametri strutturali raccolti dai sensori di Sensoworks sono poi input di un modello algoritmico di riferimento in grado di rilevare con largo anticipo se nell’infrastruttura intervengono cambiamenti che potrebbero essere indicativi di danni potenziali.

«Ma anche i parametri non-strutturali —quali possono essere quelli relativi al vento ed alle vibrazioni da traffico veicolare— diventano di fondamentale importanza nel nostro modello di monitoraggio dinamico, perché ci consentono di prevedere “nuove forze” che potrebbero non essere più compatibili con la struttura e che potrebbero generare perfino fenomeni di risonanza» conclude il ceo e co-fondatore di Sensoworks (https://www.sensoworks.com).

MOBILITÀ SOSTENIBILE, ENERGIE RINNOVABILI, GRANDI EVENTI SCIENTIFICI DI CARATTERE INTERNAZIONALE, OCCUPAZIONE DI QUALITÀ, TURISMO SCIENTIFICO E SOUTH WORKING: SENSOWORKS RILANCIA L’IDEA DI UNA CAPITALE CHE DIVENTI SEMPRE PIÙ LA «SILICON VALLEY» DEL NOSTRO PAESE.

Il rinascimento dell’Italia? Parte da Roma. A cominciare da una gestione del lavoro e dei processi aziendali più flessibili e moderni in ottica futura, nella Capitale si sta rafforzando un importante tessuto imprenditoriale altamente innovativo e competitivo anche a livello internazionale. Così —dopo Covid 19 e l’affermarsi del «south working»— Roma supera Milano in quanto ad organizzazione e cultura aziendale. Ecco la strategia italiana disegnata dagli esperti di Sensoworks che partendo proprio dalla Città Eterna si propongono di conquistare anche l’America: dal «south working» al «global italian working» da promuovere nel mondo.

(AJ-Com.Net) - ROMA, 12 OTT 2020 - «Dalla costruzione di un clima di fiducia alla valorizzazione dell’adattamento e della flessibilità delle persone che condividono lo stesso ambiente di lavoro, dalla condivisione delle informazioni ad ogni livello gerarchico alla ricerca di una maggiore efficienza economica e produttiva attraverso un lavoro di squadra naturalmente portato verso l’innovazione, le aziende romane sono sempre più competitive» sostengono gli analisti di Sensoworks  (https://www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.

Ponendo l’uomo sempre in primo piano e marcando il passo con un’economia sempre più globalizzata, Roma supera così Milano in organizzazione e cultura aziendale, aspetti spesso non immediatamente visibili, ma che nel Centro e Sud Italia sono più profondi e radicati rispetto al Nord Italia.

RINASCIMENTO
Il rinascimento tecnologico dell’Italia parte dunque dalla valorizzazione di una cultura interna delle aziende dove l’uomo è sempre in primo piano e dove si guarda all’ambiente come una risorsa di tutti, al di là di ogni confine nazionale. Questo l’assioma di partenza di Sensoworks, perché —secondo i fondatori dell’azienda— il progresso tecnologico dipende soprattutto dalla componente umana e dalla «capacità umana» dei soggetti che sviluppano, implementano e utilizzano la tecnologia.

«Si tratta di un nuovo umanesimo che passa anche dall’Intelligenza Artificiale ma che vede l’uomo sempre al centro, cominciando dalla nostra cultura aziendale» spiega Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (https://www.sensoworks.com).

I fondatori dell’azienda hanno sempre insistito sullo sviluppo di una forte cultura di base, orientata all’innovazione, alla qualità, al servizio ed alla competitività, ponendo il profitto in secondo piano e privilegiando non solo la ricerca ma anche la promozione di quei valori umani che caratterizzano il «roman way of working».

Valori che più in generale sono diffusi in tutto il Sud Italia, tanto da portare dopo Covid-19 alla nascita ed alla rapida espansione del fenomeno del «south working», il lavoro smart dal Sud.

E Sensoworks —tra gli attori principali di questa rivoluzione— ha infatti la sua sede principale nella Capitale italiana ed uffici anche a Napoli. «Per un settore di per sé freddo come il nostro, legato soprattutto all’Intelligenza Artificiale, un approccio freddo non avrebbe potuto certo giovare, soprattutto in un momento in cui l’Italia fa fatica a reggere il ritmo delle altre grandi economie europee tanto dal punto di vista della produzione industriale quanto da quello della competitività delle imprese» sostiene il ceo Sensoworks.

«Di fronte a noi —prosegue De Carlovi è la possibilità di vivere un vero e proprio rinascimento tecnologico attraverso uno sviluppo “più umano” di algoritmi predittivi. E noi ci siamo riusciti».

Il successo di questa strategia è arrivato rapidamente con i primi progetti di monitoraggio dinamico realizzati per Acea, Anas ed Autostrade, solo per fare alcuni nomi.

Ed ora l’azienda romana ha aperto uffici anche a Boston, da dove si propone di conquistare presto tutta l’America. Per il quartier generale Oltreoceano ancora una volta Sensoworks ha infatti preferito una città «calda» dal punto di vista umano piuttosto che puntare sulla fredda New York.

Scelte difficili, perché certo un quartier generale a Milano —così come avverrebbe nella Grande Mela— porterebbe a semplificare molte cose e consentirebbe di guadagnare di più. Ma si perderebbe parte di quell’umanesimo e di quella cultura aziendale che Sensoworks pone alla base di ogni decisione.

«Per noi l’evoluzione degli algoritmi e dell’Intelligenza Artificiale che ne è alla base deve necessariamente trasformarsi in un vantaggio per la collettività, cittadini e imprese» assicura Niccolò De Carlo.

Nel settore in cui opera la startup romana, quello del monitoraggio infrastrutturale —e quindi della sicurezza fisica dei nostri ponti, delle nostre strade e delle nostre strutture architettoniche—, il fattore umano è ancora più decisivo, perché l’Intelligenza Artificiale non è di per sé intelligente.

«Se utilizzati in modo inefficiente gli algoritmi producono —anzi ri-producono ed amplificano— l’inefficienza, mentre se si utilizzano in modo intelligente l’intelligenza ne risulta anch’essa amplificata» conclude il ceo di Sensoworks.

Così si può evitare la «Sindrome Cinese» che ha portato al crollo del colossale ponte di Harbin Yangmingtan, considerato un capolavoro ingegneristico, lungo oltre 15 chilometri e costato 268 milioni di dollari, venuto giù dopo appena 9 mesi. O anche la «Sindrome Americana» che ha portato al crollo del ponte pedonale da 14,2 milioni di dollari a Miami, progettato per durare 100 anni e per resistere ad uragani forza 5. A pochi giorni dalla costruzione, invece, le 950 tonnellate di cemento del ponte pedonale che collegava il campus della Florida International University con la città si sono schiantate su un’autostrada ad 8 corsie.

Questi disastri accadono quando le competenze umane sono solo quelle tecnico-scientifiche senza in considerazione quelle competenze complementari alla capacità delle macchine. Anche perché in molte attività l’uomo è ancora superiore, soprattutto in quelle che consistono nel sapere utilizzare la macchina al meglio: il calcolo non può funzionare meglio delle nostre intuizioni, perché l’algoritmo —senza l’uomo— è un qualcosa di neutro, è solo un programma.L’Intelligenza Artificiale made in Italy —dunque— non può prescindere dall’uomo. È questa la visione di Sensoworks ed è questa l’essenza del nostro Paese. Il Paese del sole e del mare, del bello e del fatto ad arte, dell’innovazione tecnologica ma anche e soprattutto dei valori, delle tradizioni e di quella «umanità» da sempre apprezzata in tutto il mondo.

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